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Martha Nussbaum, Non per profitto

 

Martha Nussbaum

Non per profitto.

Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica

 

Il Mulino, Bologna 2011, pp. 16, € 14,00

ISBN 9788815149428

introduzione di Tullio De Mauro

 

 

L’ultimo libro di Martha Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica (Il Mulino 2011), affronta la crisi dell’istruzione umanistica che, vista su scala planetaria, appare dannosa per il futuro della democrazia e per le nuove generazioni. La corsa al profitto sul mercato mondiale sta dissolvendo la capacità di pensare criticamente, la capacità di trascendere i localismi e quella di affrontare i problemi mondiali come “cittadini del mondo”.

In una ricca ed articolata prefazione, Tullio De Mauro scrive che “implicitamente Nussbaum ci richiama alla complessità di ciò che chiamiamo scuola o educazione, due sostantivi singolari che ricoprono un insieme intrinsecamente plurale” (p. 7).

Si tratta di una sfida non da poco per chi ha il dovere di governare i sistemi educativi e i processi formativi di un paese; e se allarghiamo il discorso all’Italia, la sfida si trasforma in emergenza, visti i colpi durissimi inferti negli ultimi anni alla scuola pubblica dal Presidente del Consiglio e dal ministro dell’Istruzione.

Con due citazioni, una da Tagore e l’altra da Dewey, che lamentano la crisi dell’istruzione umanistica, Nussbaum apre il suo lavoro esplorando il nesso formazione-cittadinanza, che dovrebbe costituire l’asse portante delle democrazie moderne nel contesto dell’economia mondiale, perché un’economia scissa dall’etica e dalla politica rischierebbe di produrre più danni di quanti ne compia ora, alienando gli individui, nella fattispecie i cittadini, dalle proprie vocazioni più alte per assoggettarli alle leggi pure e semplici del mercato e della tecnologia.

Da decenni la pensatrice americana, docente di Law and Ethics presso l’Università di Chicago, denuncia questo pericolo, e nel suo ultimo lavoro si affida ad autori, da Tagore a Gandhi, da Pestalozzi a Dewey, da Stuart Mill ad Amartya Sen, che degli studi umanistici hanno fatto il centro delle loro ricerche, per non dire degli ampi richiami a Socrate e Platone.

In un suo testo ormai classico, Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l'educazione contemporanea (Carocci, 2006), la Nussbaum si impegnava già in un rilancio della cultura umanistica nell’era globale, al fine di individuare requisiti e criteri per un nuovo concetto di cittadinanza, un rilancio che è ripreso e sviluppato in questo nuovo libro.

Il punto è che una nazione, per progredire, ha bisogno che i suoi sistemi di istruzione siano all’altezza delle sfide globali che giorno dopo giorno ci vengono imposte, perché non basta far crescere il prodotto interno lordo, a torto considerato l’unico indicatore capace di restituire una misura esatta del progresso raggiunto da una nazione, mentre viene trascurato il “paradigma di sviluppo umano”, che solo potrebbe garantire la sopravvivenza delle società democratiche.

Il fatto rilevante – osserva l’Autrice – è che i sistemi di istruzione di vari paesi stanno abbandonando gradualmente l’insegnamento delle arti e delle materie umanistiche a favore di quello delle discipline tecniche e scientifiche, reputate maggiormente idonee a perseguire gli obiettivi imposti dalle politiche di sviluppo economico e dal mercato. Infatti i sostenitori della crescita economica illimitata non solo considerano le arti e gli studi umanistici inutili e costosi – di qui la politica indiscriminata dei tagli in tempi di crisi –, ma li reputano addirittura nocivi, in quanto, dotando i cittadini di una coscienza critica, essi costituiscono una minaccia al progredire di una società che ignora le disuguaglianze reali e le discriminazioni di ogni tipo.

Il libro si compone di sette saggi (La crisi silenziosa, Istruzione per il profitto, istruzione per la democrazia, Formare i cittadini: i sentimenti morali (e anti-morali), La pedagogia socratica: l’importanza del ragionamento, Cittadini del mondo, Coltivare l’immaginazione: la letteratura e le arti, L’istruzione democratica alle corde) che attraversano il dilemma, ormai classico, relativo alla presunta supremazia della scienza sulla cultura. In realtà un sistema educativo, privato o depauperato delle conoscenze artistiche e umanistiche, metterebbe in crisi o indebolirebbe la nozione stessa di democrazia, che “è costruita sul rispetto della persona singola, mentre il modello della crescita ragiona solo in termini di aggregati” (p. 41). Per Martha Nussbaum è in gioco il tipo di nazione che vogliamo per le generazioni future e il tipo di cittadino che ci piacerebbe formare, perché possa svolgere appieno il proprio ruolo all’interno della società; pertanto il compito dei sistemi formativi è enorme, a condizione, però, che questi non siano già stati piegati ai poteri forti e/o funzionali al cosiddetto pensiero unico. Anche se su questo punto l’Autrice non dà risposte o sembra eludere il problema, è pur vero che la scuola, oggi, soprattutto nel nostro paese, può costituire una sorta di frontiera avanzata contro l’assuefazione a tale pensiero e l’intossicazione generale di scientismo acritico.

L’argomentazione socratica è il filo conduttore che sorregge l’intera impalcatura del libro, poiché fin dai tempi in cui Socrate esortava gli ateniesi a non “vivere una vita senza indagine”, la democrazia si è sempre irrobustita e con essa le sue istituzioni. Il metodo socratico è importante “in particolare nelle società che devono fare i conti con la presenza di persone diverse per etnia, casta e religione. L’idea che ciascuno si assuma la responsabilità dei propri ragionamenti, e scambi opinioni con altri in un’atmosfera di reciproco rispetto, è essenziale alla soluzione pacifica delle differenze, sia all’interno delle nazioni sia in un mondo sempre più polarizzato dal conflitto etnico e religioso” (p. 71). E non è un caso che l’esempio socratico abbia influenzato Rabindranath Tagore, il vincitore del Nobel per la letteratura, divenendo centrale nella teoria e nella pratica di molte culture pedagogiche non occidentali, specie in India.

Ripercorrendo il pensiero di Tagore e di altri grandi pedagogisti del passato, Martha Nussbaum assegna alla cultura e alla letteratura un ruolo per così dire quasi militante, che consiste nel rafforzare le risorse emotive e immaginative dei cittadini garantendo loro quella comprensione di se stessi e degli altri, quell’empatia che è una “parte essenziale delle migliori concezioni di educazione alla democrazia” (p. 111).

Insegnare un’intelligente cittadinanza del mondo è l’obiettivo bello e difficile di questo libro da raccomandare a docenti e formatori, ma allo stesso tempo occorre prendere atto che termini come studi umanisitici e umanesimo vanno ripensati e ridefiniti alla luce delle ineluttabili trasformazioni del sapere.

 

Indice

Introduzione di Tullio De Mauro

La crisi silenziosa

Istruzione per il profitto, istruzione per la democrazia

Formare i cittadini: i sentimenti morali (e anti-morali)

La pedagogia socratica: l’importanza del ragionamento

Cittadini del mondo

Coltivare l’immaginazione: la letteratura e le arti

L’istruzione democratica alle corde

Indice dei nomi