Jean-Luc Nancy, L’Adoration

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Jean-Luc Nancy

L’Adoration

 

 

 

Paris, Galilée, 2010

Codice ISBN: 9782718608112

 

 

 

 

 

 

Cinque anni dopo la pubblicazione de La Déclosion, primo volume della Déconstruction du christianisme (tr. it., La dischiusura. Decostruzione del cristianesimo I, Cronopio, 2007), esce in Francia la sua continuazione, L’Adoration.La Déclosion, Galilée, 2005, p. 17). Il compito da seguire a partire da questo momento è dunque quello di aprire questa sostanza identica a se stessa e per questo chiusa su di sé, rilevando come, sebbene risulti paradossale, essa ospiti in sé la sua negazione e la sua impossibilità a delimitarsi. Ateismo e monoteismo sarebbero dunque inseparabili, tenuto conto del fatto che entrambi affermano un’unità sostanziale che sfugge ad ogni tentativo di presentazione o raffigurazione, al contrario di quanto sostiene il teismo. Dio diviene, dunque, il nome di un’assenza, venerata, adorata e che si prega in ogni parte del mondo che, a partire da adesso, deve pensare ad un altro tipo di Dio diverso da quella sostanza chiusa e irraggiungibile.

Questo, per linee generali, il compito che Jean-Luc Nancy assegna al pensiero e in cui si trova immerso almeno da vent’anni, ossia da quando ha pubblicato Des lieux divins (TER, 1987), opera importante e sconosciuta, della quale si potrebbe dire che costituisca il preludio di questa Decostruzione del cristianesimo.

Nel testo che stiamo analizzando, L’Adoration, Nancy prosegue le disamine inaugurate nel primo volume, precisandole e arricchendole con nuovi concetti, tra i quali la stessa idea di “adorazione”. La strategia adottata da Nancy consiste nel considerare termini propri del cristianesimo (resurrezione, salvezza, fede, peccato, incarnazione…) e perciò inevitabilmente associati all’idea di Dio (ad esempio “sostanza”), per invitare a pensarli in maniera differente, collegandoli non a quella forma di divinità, ma a un’altra che egli denomina “dio” senza maiuscole, senza soggettivazione né enunciazione: «ora, ciò che così è perduto dell’essenza stessa del monoteismo in ogni sua forma, è precisamente questo, che l’«uno» di «dio» non è affatto l’Unicità in quanto sostanziale, presente e riunita con se stessa: al contrario, l’unicità e l’unità di questo “dio” (o la divinità di questo “uno”) consistono precisamente nel fatto che l’Uno non può esservi posto, presentato né raffigurato come riunito in sé» (La Déclosion, p. 62).

Adorare, ricorda Nancy nel primo dei sei testi che compongono L’Adoration, è la forma attreverso cui i credenti si relazionano con il loro Dio.

Se questo Dio, portando alle sue ultime conseguenze la morte di Dio nietzscheana, diventa un luogo vuoto, nell’ambito dell’assenza (assenza di presenza, di sostanza), la chiamata che gli si indirizza quando lo si adora perde la capacità di riferirglisi, di convocarlo, per diventare una chiamata senza destinazione, parola diretta «a ciò che questa parola sa essere senza accesso» (LA, p. 11). Dicevamo prima che L’Adoration completa La Déclosion. Ciò è dovuto, tra le altre cose, al fatto che quest’idea di un discorso o di una chiamata senza accesso ad altro che non sia essa stessa, quest’adorazione, si può pronunciare solo avendo compreso, precisamente, che il suo destinatario non può più esser pensato come qualcosa di “chiuso”, limitato, identico ed esige, a partire da questo momento, da quando vi è apertura, déclosion, una nuova forma di relazionarsi con tale fuori che non ha nulla a che vedere con una trascendenza – nel caso, piuttosto, ha a che vedere con una transimmanenza, alla quale in qualche occasione allude Nancy.

La déclosion, quindi, esige un’adoration, una nuova relazione (rapport), una diversa forma di discorso. La Decostruzione del cristianesimo si avvicina allora, per la prima volta, al dominio del discorso, del linguaggio, oggetto di un’analisi con pochi precedenti nei precedenti lavori dell’autore, o almeno non così ricchi e suggestivi come quelli sviluppati nell’articolo miscellaneo Compléments, suppléments, fragments che, d’altra parte, può fungere da introduzione all’intera filosofia di Nancy, giacché vi appaiono molti dei suoi motivi portanti: corpo, mondo, senso, toccare…

Già solo questo saggio giustifica la lettura dell’intero testo, specialmente per il modo in cui l’autore mette in relazione il linguaggio con il silenzio, secondo una modalità più vicina a Blanchot che a Wittgenstein. Ciò che il linguaggio non arriva a nominare non è l’ineffabile, l’irraggiungibile, ciò che non può essere detto e davanti al quale è meglio tacere. Al contrario, il linguaggio segnala l’inesistenza di tale presenza remota (Idea, Spirito, Dio, sostanza, soggetto, senso, significato...) e anche che un tale silenzio, lungi dall’essere conseguenza del fallimento nel tentativo di accedere a questo ambito, va unito per forza e originariamente al linguaggio stesso. «“Al di là del silenzio”: è sembrato possibile dare questa caratteristica all’adorazione. Ma l’al di là del silenzio non vi è un silenzio più profondo o più silenzioso. Piuttosto, fare ritorno al linguaggio […] fare ritorno al linguaggio al di là del silenzio significa che si ritorna il più possibile vicino al linguaggio, a ciò che, in esso, non dichiara né nomina in senso proprio senza tuttavia svanire dinnanzi a un Innominabile» (LA, p. 99).

Linguaggio come adorazione. Linguaggio nel quale il discorso non trasmette significati, e ancor meno rinvia a un supposto senso ultimo: «il linguaggio ha per natura e per legge di essere indirizzato, molto al di qua e molto al di là di ogni significato» (LA, p. 50). Il linguaggio, in definitiva, come rinvio e direzione. Questa è la tesi de L’Adoration, un testo che si inserisce, come risulterà chiaro a chi conosca l’opera di Nancy, in una nuova ontologia, quella dell’essere pensato prescindendo dalla sostanzialità, essere esposto nella e come sua nudità, la stessa che presenta questo dio ancora da pensare, diverso comunque dal Deus absconditus. A tale proposito, non appare superfluo ricordare che Nancy è uno dei filosofi che con più decisione si è fatto carico dell’eredità dell’ontologia di Heidegger, in particolare del concetto di Mitsein. È proprio questo essere-con (être-avec) quello che Heidegger non seppe o non volle pensare in tutta la sua radicalità. Se si vuole farlo, il passo preliminare consiste nel privarlo di ogni residuo metafisico (né identità, né proprietà, né sostanza), sottrargli il valore sostantivo, per poter in tal modo svolgere, come lo stesso Heidegger propose di fare, il suo carattere “verbale”. Non l’essere, ma essere. E, d’accordo con Nancy, pensare l’essere è pensare la sua apertura originaria, che contrasta qualsiasi possibilità di porre stabilmente quelle dicotomie così care alla metafisica della sostanza (materia-forma, anima-corpo, immanenza-trascendenza, soggetto-oggetto…). L’essere-con, nella sua apertura singolare, che nell’opera di Nancy riceve molti nomi (esposizione, nudità, finitezza infinita...), manifesta la necessità di pensare questo essere singolare plurale come un’ex-sistenza in comunicazione con le altre.

Tale comunicazione non è altro che quel linguaggio che non trasmette significati, che non consente di partecipare ad uno stesso sfondo di senso; il linguaggio è invece il modo di mettersi in relazione in questo nuovo pensiero dell’essere.

Qui risiede, dunque, il peso ontologico del concetto di adoration, proprio di un cristianesimo diverso da quell’altro impegnato a rimandare a ciò che sta oltre ciò che si presenta nell’ex-posizione.

L’adoration, sottratta da quest’Idea, da quest’Uno, da questo Dio irraggiungibile benché rivelabile, come affermano i monoteismi, viene ad indicare la relazione tra esseri singolari plurali. Adoration, altro nome per il con dell’essere-con. Come spiega l’autore in uno dei testi raccolti in questo volume, Au milieu du monde: «il cristianesimo vuole di più: non restare nell’assenza di Dio, nella sua distanza infinita, ma affermarlo «tra noi». Vale a dire che egli stesso è il tra: è il con o il tra di noi, questo con o questo tra che noi siamo nella misura in cui noi siamo nella prossimità che definisce il mondo. Il mondo = tutti gli essenti prossimi, e prossimi tra di loro. E così, mettendosi in rapporto gli uni con gli altri, e a null’altro. “Dio”: era un nome per dire il rapporto di tutti gli essenti – per così dire dunque, il mondo con la forza del nome» (LA, p. 46).

Le implicazioni ontologiche, etiche e politiche di questo pensiero del “con”, del “mondo” come “con”, sebbene esposte brevemente in quest’opera, dovranno essere cercate in altri testi di Nancy. In cambio, il lettore troverà invece analizzate le conseguenze che per il monoteismo implica il fatto di prescindere dal suo Dio per poter pensare, semplicemente, in Dio. Oltre a ciò che abbiamo detto, vale la pena segnalare che la seconda parte della Decostruzione del cristianesimoMystères et vertus), nel quale l’idea cristiana della virtù, come i principali misteri del cristianesimo (la Trinità, l’incarnazione e la resurrezione) sono pensati prescindendo da un riferimento ultimo all’ineffabile, al sacro, senza che per questo debbano essere eliminati. È proprio ciò che accade con una parola fondamentale per il cristianesimo, fede, che non scompare, ma che si trasforma, diventando «la forza della fiducia in ciò di cui è impossibile per me appropriarmi con un sapere che darebbe sicurezza e garanzia» (LA, p. 90). Difficile e paradossale, il pensiero di Nancy ci invita a prescindere da ogni sicurezza fornita da referenti stabiliti, da sensi unici e significati inequivoci, per approdare a qualcosa che non ha nulla a che vedere con il nichilismo, ma con il pensare in altro modo l’essere.

Proprio il pensiero – un altro dei motivi ricorrenti nella sua filosofia – perde valore epistemico o psicologico, fino a diventare un altro sinonimo di questa relazione o comunicazione senza unione. Altri lavori di Nancy (Une pensée finie, La pensée dérobée, per esempio) affrontano tale questione più nel dettaglio, ma ne L’Adoration diventano più esplicite che in quelli le implicazioni etiche del pensiero in quanto essere-con. Nell’adorazione tocchiamo l’altro, lo accogliamo nel pensiero che dividiamo con lui, poiché pensare non è altro che il nostro modo di essere e di metterci in relazione: «l’intimità è sempre in primo luogo, e forse in ogni momento e assolutamente, intimità con un altro, intimità tra intimità e non intimità di uno solo con se stesso» (LA, p. 110). È dunque proprio questo pensiero che porta alla luce il fuori in cui siamo esposti, il fuori che racchiude l’intimità. È impossibile che essa non ci tocchi. Adorare è affermare l’esistenza dell’altro. La connessione tra l’etica che potrebbe scaturire da qui e quella di un autore come Lévinas, è solo una delle strade aperte da quest’opera.

Che cosa rimane allora del monoteismo in generale e del cristianesimo in particolare quando si afferma, come ha fatto Nietzsche, che Dio è morto?

Nancy esplora in quest’opera alcune delle conseguenze di questa celebre sentenza che, in ogni caso, devono passare attraverso una decostruzione dei fondamenti delle religioni monoteistiche.

Si tratta, come abbiamo visto, di pensare a Dio e a tutto ciò che circonda queste religioni a partire da un altro luogo, prescindendo da: presenze, essenze e sostanze. Ne L’Adoration, Nancy mostra come svolgere questo compito. Tuttavia, per concludere, occorre mostrare l’altra faccia dell’operazione. Non solo Dio deve essere pensato in un altro modo, ma così anche colui al quale è diretta la sua rivelazione, ovvero l’uomo, concetto o entità omogenea, identica a se stessa e, al pari di Dio, frutto di quel pensiero metafisico che Nancy, in parallelo a Derrida, decostruisce. Decostruire il cristianesimo conduce inevitabilmente a porre l’uomo in questione e a un modo diverso di pensarlo: «l’uomo: il passo del passante nel quale il mondo supera tutti i suoi limiti o condizioni: l’inizio e la fine, il limitato e l’illimitato, l’unità e la dispersione, la totalità e la particolarità. Questo passo al di là è il fatto del senso – o linguaggio – che è, in tutte le sue forme, il rinvio al fuori. L’uomo è l’essere del senso: ne è, da parte a parte, rinvio» (LA, p. 115).

In un momento di crisi come quello attuale, caratterizzato da dubbi, da paure, dall’ impotenza, Nancy difende ne L’Adoration, in quanto unica via di uscita, la necessità non di una nuova morale, né di una riformulazione o umanizzazione del capitalismo, come si ascolta frequentemente, ma di un nuovo pensiero dell’uomo. Uomo come relazione, come rinvio, come linguaggio, come partecipazione (partage). Uomo senza principio (archè), né fine (télos), disposto all’apertura, all’adorazione.

Jordi Massò Castilla

(Traduzione dallo spagnolo di Jean-Claude Lévêque)