Dal maggio 2022 su questa rivista non sono più accessibili molte immagini d'arte coperte dal copyright dei proprietari, ovvero generalmente musei e collezioni. Nella gran parte dei casi, l'immagine risulta vuota ma è leggibile la sua didascalia, per cui resta possibile la sua visualizzazione nei legittimi contesti.

Redazione e contatti

Cerca nel sito

Pratiche etico-politiche

Pratiche etico-politiche

Percorso di ricerca
a cura di Aldo Meccariello

 

Nel dibattito filosofico contemporaneo assistiamo ad un significativo mutamento delle forme teoriche e delle pratiche connesse alla sfera etico-politica. Dinanzi al globale e post-ideologico dispiegarsi del capitale – ciò che i suoi critici, a partire da Naomi Klein, chiamano ‘pensiero unico’ – e al non neutrale dominio della tecnica, la filosofia cerca di sottrarsi alla corrispondente riduzione dell’orizzonte di senso, o di verità, del mondo, e tenta di fondare nuove possibilità di azione in quello che Hannah Arendt chiamava ‘spazio politico’.

Da diversi decenni, in Francia, si è sviluppato su questi temi un vivace confronto teorico nel quale hanno dialogato prima autori come Maurice Blanchot e Jacques Derrida, in seguito e fino ad oggi pensatori del calibro di Jean-Luc Nancy, Alain Badiou, Jacques Rancière, Claude Lefort e Miguel Abensour (questi ultimi fornendo una profonda quanto variegata critica della democrazia), mentre in Italia sono stati Giorgio Agamben e Roberto Esposito ad avviare un’intensa riflessione sul rapporto tra comunità e biopolitica.

Ciò rivela, a nostro avviso, l’urgenza che il pensiero filosofico ha di misurarsi con la dimensione etica dell’agire politico. Nominando lo spazio di tale agire col termine comunità (Nancy e Blanchot), ed indicandolo come condizione costitutiva dell’essere e dell’uomo, la filosofia ha nondimeno elaborato una serrata disamina teorica della categoria di “comunità” (Derrida, Badiou, Esposito), poiché troppo pericolosa e, nel suo principio identitario, aggressiva per la sopravvivenza di ogni irriducibile singolarità, di ogni diversità che rivendichi eticamente la propria esistenza.

Ora, nonostante la portata teorica di tale dibattito e il radicale auto-ripensamento che la stessa filosofia politica occidentale sta conducendo attraverso le declinazioni sopra richiamate, sono pochi coloro che hanno posto una domanda provocatoria e fondamentale: la politica, oggi, ha ancora un senso?

La mancata o debole formulazione di tale interrogativo purtroppo permane come un grumo irrisolto nella filosofia politica contemporanea. Ci sono riflessioni ormai difficilmente contestabili e sedimentate che mostrano come la politica (o il politico, per dirla con Carl Schmitt) abbia ormai perso la sua funzione di guida dei processi di organizzazione del sociale, e fatichi ad offrire margini di apertura, per dirla con Hannah Arendt, per lo scambio delle opinioni e la dimensione della pluralità, piegandosi sempre più al dominio, inteso come razionalizzazione del controllo e del conflitto, oppure ad un problematico quanto discutibile recupero dell’eticità, ad esempio nella deriva fondamentalista delle visioni ‘integrali’ del mondo, sia a Occidente che a Oriente.

La crisi delle democrazie rappresentative è un fatto ormai irreversibile, che la teoria traduce con l’inadeguatezza della nozione stessa di democrazia, la quale andrebbe dunque rigenerata o ri-significata, come lasciano intendere i recenti contributi di area francese di Miguel Abensour, La democrazia contro lo Stato, di Jean Luc Nancy, La verità della democrazia e di Jacques Rancière, L’odio per la democrazia, tutti editi in Italia dall’Editore Cronopio.

Così come oggi è e viene percepita, cioè come meccanismo di procedure, istituzionalizzazione delle mediazioni, governance, la vecchia democrazia (rappresentativa, formale, borghese) non può più funzionare o almeno non appare più come un sistema credibile di garanzia e tutela del singolo, dotato di anticorpi per difendere se non addirittura migliorare la qualità della vita, mentre sempre più svuotate o al contrario isterilite in deliranti fanatismi appaiono le proiezioni immaginarie della comunità e del popolo.

Si tratta allora da un lato, come suggerisce Jean-Luc Nancy, di riposizionare il pensiero sulla democrazia, dopo i decenni di latitanza seguiti alle poche e lungimiranti analisi di Bataille, di Benjamin, di Arendt o di Simone Weil. D’altra parte, se spostiamo lo sguardo alle cosiddette periferie del mondo, il senso etico della politica si dispiega nelle filosofie della liberazione di E. Dussel, di R. Kusch, F. Mirò Quesada, I. Ellacurìa e di altri pensatori che colgono limiti e aporie presenti nel dibattito politico-filosofico europeo. In particolare, il filosofo argentino Enrique Dussel tenta di delineare una rifondazione della politica intesa come praxis, come attività nella quale i rapporti fra gli uomini siano fondati sulla giustizia effettiva e l’uguaglianza reale, che però deve passare attraverso una ridefinizione dei suoi termini, dei suoi campi e delle sue sfere. A tal fine egli indica nei movimenti di liberazione che oggi stanno scuotendo l’America latina (il movimento del lavoratori Sem Terra, i Forum sociali, i leader Chavez e Morales, i governi di centro-sinistra in Cile, Argentina e Brasile) un laboratorio sperimentale e creativo, uno spazio politico di grandi potenzialità anche per il Primo mondo e soprattutto per la sinistra europea. Si tratta di un intenso lavoro teorico e politico condotto a partire da una rilettura dell’opera di Marx e di Gramsci, autori oggi più che mai attuali in quelle parti del mondo.

In questa prospettiva anche l’etica, che tocca i legami sociali e le forme profonde di solidarietà tra gli individui, riappare in una dimensione nuova, o almeno relativamente nuova, giacché in una società complessa e globalizzata come la nostra, essa non è e non può più essere un insieme di prescrizioni imperative che imprigioni nelle proprie strette maglie la vita individuale e sociale. L’opzione etica è invece piena di rischi perché è sempre legata alla contingenza. Rimane nella memoria di molti l’immagine indimenticabile del giovane cinese che nel 1989, con la sola arma del suo corpo, tentò di fermare una colonna di carri armati che si dirigevano verso piazza Tienanmen per soffocare la libertà di migliaia di giovani che protestavano contro il regime post-maoista. Lo sconosciuto eroe di Pechino simboleggia l’azione etico-politica in quel che manifesta di più alto, la rivolta (pronta al sacrificio di sé) contro la negazione dell’umano. Pertanto, non è possibile considerare l’etica come un mondo di certezze capace di restituire all’uomo bussole per il suo essere politicamente al mondo: essa interseca piuttosto la sfera politica sempre e comunque eccedendola, facendola debordare oltre se stessa, o infrangendo le sue leggi interne nell’impatto con la problematica dei diritti dell’uomo.

In cosa consistono infatti, o cosa sono diventati questi diritti in un mondo politicamente insensato? Nella crisi della democrazia e/o nella latitanza dello Stato, a chi si indirizza la rivendicazione degli aventi diritto, ad esempio, in ambito bioetico? Su cosa si fondano oggi le pretese di chi chiede giustizia?

Domande ineludibili per reimpostare un discorso che ridia senso etico-politico all’agire umano. Da questo punto di vista, nel percorso da allestire sul neonato portale di Kainos sarà stimolante far interagire paradigmi diversi della riflessione teorica sulle pratiche,provando a pensare in maniera nuova la relazione tra politica e etica, politica e verità, individuo e collettività. Si tratta, perciò, di un percorso aperto ad ulteriori sviluppi e fasi di elaborazione.

 

Bibliografia minima:

M. Abensour, La democrazia contro lo Stato. Marx e il momento machiavelliano, Cronopio, Napoli 2008.

G. Agamben, La comunità che viene, Einaudi, Torino 1990.

H. Arendt, Che cos’è la politica, a cura di U.Ludz, Edizioni di Comunità, Torino 2001.

H. Arendt, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 2001.

H. Arendt, Verità e politica e la conquista dello spazio, a cura di V.Sorrentino, Bollati Boringhieri, Torino 2004.

P. Barcellona, L’individuo e la comunità, Edizioni Lavoro, Roma 2000.

G. Bataille, La sovranità, SE, Milano 2009.

M. Blanchot, La comunità inconfessabile, Feltrinelli, Milano 1984.

P. Colonnello (a cura di), Filosofia e politica in America latina, Armando Editore, Roma 2005.

E. Dussel, Etica comunitaria, Assisi, Cittadella 1988.

E. Dussel, Venti tesi di politica, a cura di A. Infranca, Asterios, Trieste 2009.

E. Dussel-K.O. Apel, Etica della comunicazione e etica della liberazione, Editoriale Scientifica 1999.

R. Esposito, Termini della politica. Comunità, immunità, biopolitica, Mimesis edizioni, Milano 2009.

R. Esposito, L’origine della politica. Hannah Arendt o Simone Weil, Donzelli, Roma 1996.

R. Esposito, Nove pensieri sulla politica, Il Mulino, Bologna 1993.

J. Habermas, L’inclusione dell’altro. Studi di teoria politica, tr.it. di L.Ceppa, Feltrinelli, Milano 1998.

A. Heller, Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994.