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Las Metaforas teologicas de Marx, di Enrique Dussel





Enrique Dussel

Las Metaforas teologicas de Marx




Editorial Verbo Divino, Estella (Spagna),

1993, pp. 317

 








Questo quarto libro di Enrique Dussel su Marx corona il lungo periodo di riflessione che il filosofo argentino ha dedicato al filosofo tedesco. Dopo la triologia di
Comentarios alle opere economiche di Marx (La producción teórica de Marx. Un comentario a los Grundrisse, Mexico, 1985; Hacia un Marx desconocido. Un comentario de los Manuscritos del 61-63, Mexico, 1985; El ultimo Marx (1863-1882) y la liberación latinoamericana, Mexico, 1990), Dussel affronta l'analisi della presenza di un pensiero anche teologico in Marx. In realtà questo genere di analisi non è del tutto originale, basti pensare alle tesi di Ernst Bloch, per citare soltanto il più autorevole pensatore marxista che abbia sostenuto la possibilità di un uso teologico del pensiero di Marx. Ma la novità dell'analisi di Dussel oltre che dovuta al momento storico nel quale essa si propone, consiste anche nell'uso di essa e nella persona del suo autore, cioè lo stesso Dussel.

Il filosofo argentino, vera coscienza critica dell'Occidente europeo, così come Marx lo fu nei confronti della società borghese industrializzata, utilizza il pensiero di Marx per sostanziare insieme al cristianesimo originario la sua Filosofia della liberazione latinoamericana, a sua volta fondamento teoretico della Teologia della liberazione. L'analisi di una presenza religiosa nel pensiero marxiano è, quindi, momento indispensabile nella fondazione di quella filosofia della liberazione. E' così comprensibile la speranza di Dussel che "Marx non solo non è morto, bensì genererà nuovo impulso al pensiero critico filosofico, economico e anche teologico" (p. 5). Naturalmente Dussel deve operare una rivalutazione della matrice teologica del pensiero di Marx, mediante l'analisi dell'influenza del pietismo kantiano nella formazione del giovane Marx; pietismo kantiano che è anche elemento caratterizzante la Teologia della liberazione (cfr. p. 10).

Pur ribadendo che Marx non è un teologo, Dussel sostiene che il marxismo apre una prospettiva teologica, in quanto in esso agiscono metafore ebraiche e cristiane, ma di quel cristianesimo del "Dio dei poveri", che rappresenta l'autenticità della filosofia cristiana. In tal modo la piena realizzazione dei principi del socialismo (liberazione dallo sfruttamento, dall'oppressione e dall'alienazione) rappresenterebbe anche un superamento dell'ateismo. Oltre, dunque, a condurre un'analisi serrata e filologica dei testi di Marx -per altro caratteristica anche dei Comentarios, il che fa di Dussel un eccezionale "scolastico" del marxismo- Dussel utilizza Marx per la fondazione di una nuova concezione del mondo, intrecciando spesso il proprio pensiero con quello dello stesso Marx (vedasi la nota 65 a p. 162 a proposito della sua Etica comunitaria, Cittadella, Assisi, 1988, come teologia dei Grundrisse) giungendo a dichiarare l'impellenza della fondazione di una nuova comunità. Conducendo l'analisi delle metafore teologiche di Marx, Dussel dunque continua il suo lavorio teorico per l'assunzione nella Filosofia della liberazione delle tematiche più tipiche dell'etica comunitaria di Apel, dell'agire comunicativo di Habermas, nonché della riflessione ermeneutica di Ricoeur e di Levinas. In sostanza con questo ultimo libro su Marx, Dussel è arrivato alle fonti del pensiero oppositivo alla modernità: Marx sostenendo un ateismo dal dio secolarizzato, permette a Dussel di teorizzare un superamento dell'"ateismo dal Dio dei poveri", che è stato una tappa essenziale per l'edificazione della modernità occidentale da parte delle tre grandi religione cristiane (cattolicesimo, calvinismo e luteranesimo).